David Sani parla della sua azienda, come fosse casa sua. La definisce “di provincia” ma ne fa un vanto. Dice che è “famigliare” associando a questa realtà quella di una “forza” che non ha eguali. Ne racconta le origini, nel 1964, da un’idea nata in uno scantinato con tre soci sognatori tra cui suo padre che iniziarono a costruire mobili per le cucine sotto il marchio Stosa (Stolzi e Sani), e lo fa con l’orgoglio nella voce. Lo staresti ad ascoltare per ore.
“È una storia di artigiani che ha preso una prima strada nuova nel 1982 quando è stato fatto il salto verso le lavorazioni di tipo industriale” racconta Sani, direttore commerciale di Stosa, partner di Agos. “Poi nel 1985 la mia famiglia ha preso in mano tutto il capitale. Fu un grande passo: dal montare i cassetti a mano a industrializzare un processo con professionalità interne, dall’arredo al design, fino ad ampliare lo stabilimento, arrivare allo studio di progettazione e poi alla grande distribuzione. Di strada ne abbiamo fatta. Oggi siamo un’azienda produttrice di cucine 100% made in Italy, quasi 300 dipendenti diretti, più di mille punti vendita, due tipi di monomarca Stosa Store e Stosa Point e investiamo moltissimo sulla qualità del prodotto e sulla sostenibilità”.
Partiamo da qui. Cosa significa che il vostro prodotto è made in Italy?
Significa che rispetta tutti i canoni della certificazione made in Italy. Tutte le fasi rilevanti, dalla produzione all’imballaggio, avvengono in Italia come certificato da Catas, Cosmob e dall’Istituto di tutela dei produttori Italiani.
Altro vostro pallino è la sostenibilità. Concretamente come applicate questo valore sul prodotto?
Abbiamo aumentato gli investimenti in efficienza energetica e lavorato alla riduzione degli sprechi, usiamo materiali eco-compatibili tra cui legno proveniente da foreste gestite responsabilmente, tracciato e lavorato senza preparati chimici tossici. L’approvvigionamento delle materie prime è per lo più a chilometro zero. Inoltre abbiamo recentemente investito in un importante impianto fotovoltaico per il nostro centro produttivo e nell’ultimo triennio abbiamo convertito gli imballaggi al cartone, eliminando 57.000 kg di plastica. Tutto ciò si declina in una filosofia interna che condividiamo con tutti, dal primo dipendente all’ultimo fornitore.
Tutto certificato?
Certo, dal 2012 abbiamo conseguito la certificazione ®FSC, Forest Stewardship Council, organizzazione internazionale che opera da 25 anni a livello mondiale per proteggere le foreste del mondo e garantisce in modo trasparente la provenienza del legno da fonti correttamente gestite. Quest’anno abbiamo vinto il premio ®FSC Award 2020 nella cartegoria Interni_sezione Cucine per aver prodotto la prima cucina certificata da FSC.
Inoltre le ante delle cucine Stosa sono certificate Carb P2. Significa che sono ricavate da pannelli in materiale completamente riciclato e riciclabile, a bassissimo contenuto di formaldeide.
Vorremo arrivare a fare un bilancio certificato. Ci stiamo lavorando.
Guardiamo all’oggi. Durante il primo lockdown avete lanciato la consulenza online e il tasso zero. Ora, come state affrontando questa seconda ondata di blocco?
Abbiamo dovuto ripensare completamente all’approccio con il cliente finale prendendo come modello quanto stava avvenendo nel campo dell’elettronica e del brico. Il comparto del mobile è molto indietro, per esempio, su tutto quello che riguarda l’apertura a fiere o show room virtuali. Abbiamo capito che potevamo avere buoni riscontri anche con la digitalizzazione dato che partivamo da un prodotto valido e da un’alta qualità dei cataloghi. Da lì è nata l’idea di offrire la consulenza online e avviare importanti campagne social e radio per dare un segnale forte di cambiamento e vicinanza al consumatore.
Agos per quanto attiene i finanziamenti è stato un partner decisivo. Insieme abbiamo studiato una forma di consulenza online che spiegasse come potevamo finanziare i rivenditori e i consumatori e dalla riapertura abbiamo conseguito un risultato straordinario: al 31 agosto avevamo pareggiato le perdite dei mesi precedenti.
L’ultimo rapporto Doxa parla di un mercato dell’arredamento che ha resistito per la necessità di gestire meglio gli spazi in base alle nuove esigenze dettate dal Covid-19. È stato così anche per voi?
Credo che buona parte delle vendite realizzate in questi mesi fossero già in gestazione da tempo ma molte cose sono cambiate e c’è stato anche un bisogno di rinnovare.
Ormai le parole chiave dell’evoluzione del business sono principalmente due: prossimità e omnicanalità. Voi come le state affrontando?
Noi abbiamo puntato molto sulla digitalizzazione. Sono convinto che sia possibile far conoscere e comprendere a livello digitale le caratteristiche dell’azienda, l’autenticità, la qualità del prodotto, il nostro storytelling. Oggi stiamo investendo su il nostro flagship showroom che sarà prestissimo online.
La prossimità poi è per noi un valore essenziale da sempre. Abbiamo 50 punti vendita monomarca tutti di prossimità. Crediamo che uno dei servizi fondamentali sia non essere lontani dai centri urbani con superfici sostenibili dal punto di vista economico.
E il futuro?
Alla digitalizzazione e all’omnicanalità serve affiancare un pensiero nuovo: è importante oggi pensare a un’azienda che si apra al mondo. A dicembre apriremo un nuovo stabilimento per implementare la produzione e contrastare il grande retail.
La spaventa in questa fase la forza dei grandi nomi dell’arredamento?
No, ma è necessario insistere nella formazione della rete che deve essere in grado di far capire qual è il valore aggiunto di Stosa anche attraverso l’online, un terreno finora poco esplorato e che richiede nuovi mezzi, nuovi strumenti e nuovo linguaggio. Per questo stiamo investendo su questi aspetti al fine di stimolare anche i nostri rivenditori e renderli sempre più preparati.
A questo proposito, nell’ultima convention Federmobili e Assarredo si è parlato di una maggiore unione tra produttori e distributori. Pensa anche lei che sia necessario?
Devo dire che le aziende come la nostra già fanno sforzi per sostenere l’intera filiera in modo autonomo e con i partner principali lavoriamo per un’integrazione verticale nello spirito della collaborazione. Questo ci ha consentito di avere un tasso di fidelizzazione altissimo dei nostri rivenditori e di lavorare già come un’unica filiera produttiva.