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Usato: lo stock basso non aiuta né le vendite né il bilancio

La diminuzione del valore non compensa lo scoraggiamento del cliente e il calo dei ricavi

Nel 2019 le concessionarie sono scese, in media, sotto il punto di equilibrio nella gestione dell’usato, secondo le elaborazioni dell’Osservatorio Agos curato dal Centro Studi Feet&Mobility.

Con una domanda cresciuta del 2%, al netto delle mini-volture e dei km0, hanno ridotto lo stock medio dell’11%. Forse, per alleggerire il carico finanziario del magazzino, impegnato evidentemente su altri fronti.

Sfortunatamente, a leggere i dati aggregati, questa decisione si è associata a un rallentamento della rotazione, visibile ovviamente anche nei giorni di giacenza, risaliti sopra 70, dove non erano arrivati dal 2015.

Non sappiamo che relazione di causa effetto ci sia tra le due grandezze. Un’ipotesi è che uno stock sotto soglia scoraggia il cliente, ben al di là della corrispondenza tra ciò che cerca e ciò che sarebbe disposto a comprare.

L’impatto sui ricavi c’è stato, e anche sensibile, con -11% sul 2018. Anche il valore dello stock è diminuito, ovviamente, del 9%. Ma ciò non è bastato a tenere la leva finanziaria entro il 19%, dove erano riusciti a portarla nel 2016 dopo anni molto difficili. Basti pensare che nel 2012 era quasi al 24%. Lo scorso anno ha toccato il 19,5%.

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