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Auto elettriche: lo studio McKinsey sullo sviluppo del mercato

La strada è segnata: il 70% di fornitori di propulsori elettrici prevede un forte consolidamento del settore nei prossimi tre-cinque anni. E i produttori di apparecchiature stimano che entro il 2025 gli investimenti supereranno la quota di 500 miliardi di dollari.

La strada della motorizzazione elettrica di massa è imboccata. Nonostante grandi differenze fra un Paese e l’altro, globalmente le vendite di vetture elettriche hanno registrato una forte impennata. A renderlo noto è la società di consulenza McKinsey che ha messo in evidenza come la pandemia di Covid 19 abbia rappresentato una sorta di spartiacque nell’attenzione dei consumatori riguardo a questo tipo di veicoli: tra il 2020 e il 2022, infatti, le vendite sono risultate in crescita di oltre il 90% sia negli Stati Uniti sia in Europa e di oltre il 300% in Cina.

L'ELETTRIFICAZIONE "METTE LA FRECCIA"

Se i trend di crescita dovessero continuare a essere questi, entro il 2035, i veicoli elettrici a batteria (i cosiddetti Bev) rappresenteranno probabilmente oltre il 65% di tutte le nuove vendite di veicoli leggeri nel mercato automobilistico globale.

I fattori che determinano le vendite variano da regione a regione. Gli esperti della società statunitense, infatti, mettono in evidenza il peso che l’evoluzione della normativa avrà sul mercato europeo dove dal 2035 entrerà in vigore l’obbligo di vendita esclusivamente di vetture a emissioni zero.

Il successo delle elettriche in Cina continuerà, nonostante la riduzione degli incentivi, mentre negli Usa la domanda è cresciuta fino a superare il 5% delle vendite di auto nuove nel 2022 e si prevede che i recenti provvedimenti messi in cantiere dall’amministrazione Biden avranno come effetto di aiutare la transizione ai Bev.

Il tutto in un contesto industriale e di approvvigionamento che di certo non funge da stimolo: carenze della supply chain, crisi dei microprocessori, lento sviluppo delle infrastrutture di ricarica e l’aumento dei costi delle materie prime delle batterie sono nodi che rimangono sul tavolo. Una volta sciolti, però, la crescita potrebbe essere anche più sostenuta.

SARA' BOOM DI MOTORI ELETTRICI

Un chiaro esempio del fatto che le vetture Ev (elettrificate) stanno inesorabilmente erodendo quote di mercato prima riservate ai tradizionali veicoli a combustione interna, emerge dal fatto che il 70% di fornitori di propulsori elettrici prevedono un forte consolidamento del settore nei prossimi tre-cinque anni. Secondo lo Status of the Automotive Supplier Industry, un sondaggio congiunto di Clepa (European association of automotive suppliers), l’associazione europea dei fornitori di automobili, e di McKinsey svolto nella primavera del 2022, diversi fattori contribuiranno ad aumentare il consolidamento dei produttori di motori elettrici per l’automotive: in primo luogo il progressivo abbandono dei veicoli a combustione interna e in particolare le strategie di investimento dei principali colossi dell’auto, i cosiddetti Oem (Original equipment manufacture).

Come risultato degli ambiziosi obiettivi di elettrificazione e dei piani di cessione delle attività di produzione dei propulsori Ice (Internal combustion engine), gli Oem (produttori di apparecchiature originali) continuano a scommettere nella produzione di vetture elettriche a batteria tanto che entro il 2025 gli investimenti supereranno la quota di 500 miliardi di dollari.

I maggiori costruttori, inoltre, da Ford a Renault passando per Volvo (sotto il controllo cinese) hanno annunciato lo scorso anno di essere pronte a creare unità business distinte in base al tipo di propulsore.

SCONTI DAI CONCESSIONARI

Il vento sembra stia cambiando anche sul fronte dei prezzi, il principale ostacolo, assieme all’autonomia, all’acquisto di vetture elettriche.

La prima ad agire su questa leva è Tesla. La casa fondata da Elon Musk, infatti, ha deciso di adottare una politica di revisione al ribasso dei prezzi nel 2023. I listini sono stati rivisti sei volte, l’ultima a metà aprile. Il prezzo del Model S è stato abbassato di 3.000 dollari, mentre il Model X ha subito una diminuzione di 2.000 dollari. Il Model 3, invece, ha visto un taglio di 1.000 dollari.

L’obiettivo è quello di innescare la domanda in un momento in cui l’azienda californiana sta premendo sull’acceleratore anche nei mercati esteri. Tagli sono stati decisi infatti anche in Europa, Israele, Giappone, Australia e Cina dove il brand subisce la fortissima concorrenza dei marchi locali e sta perdendo terreno.

Ma non solo: in Italia alcuni modelli sono stati deprezzati per rientrare nelle soglie entro cui sono previsti incentivi. “È meglio spostare un gran numero di auto a un margine inferiore e raccogliere quel margine in futuro mentre perfezioniamo l’autonomia”, ha detto Musk agli analisti in una teleconferenza. Una strategia che potrebbe spingere anche gli altri grandi produttori a fare lo stesso.

L’amministratore delegato di Ford, Jim Farley a Detroit non si è detto sorpreso, anzi: “Quello che Musk sta facendo – ha detto – è direttamente tratto dal manuale di Henry Ford: sviluppare un prodotto e un sistema di produzione rivoluzionari, ridurre i costi, utilizzare il vantaggio sui costi per ridurre i prezzi e guadagnare quote di mercato. Le altre case automobilistiche dovrebbero seguire il suo esempio di riduzione dei prezzi”.

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