Approccio ai consumi, uso della tecnologia, gestione del denaro. A prima vista Generazione Z (ovvero i nati tra il 1995 e il 2010 che oggi hanno tra i 10 e i 25 anni) e Millennials (ovvero i nati tra il 1981 e il 1996 che oggi hanno tra i 24 e i 39 anni) possono sembrare simili ma in realtà non lo sono.
Le differenze nelle abitudini di spesa e nel tipo di aspettative che nutrono da parte dei brand a cui si rivolgono sono notevoli e molto significative soprattutto alla luce delle strategie post Covid che ogni tipo di rivenditore deve mettere in atto.
Un’analisi condotta dall’istituto di ricerche americano Global Web Index affronta il tema smontando da subito alcuni luoghi comuni. Tre in particolare:
- Non deve essere dato per scontato che la Generazione Z abbia lo stesso approccio dei Millennials nei confronti dello shopping online. Ha molto più bisogno di esperienze offline della generazione precedente.
- La Generazione Z può trascorrere gran parte della sua giornata su internet e in particolar modo su Instagram, ma preferisce possedere beni fisici da esibire quando è online.
- La Generazione Z può avere familiarità con lo shopping online ma spende in modo molto pragmatico e ha cura del risparmio. Più dei Millennials. È inoltre molto sensibile ai temi ambientali e al concetto di prossimità.
OMNICANALITÀ AL CENTRO
Anche se è una generazione nativa digitale, la GenZ cerca esperienze fisiche, più di quanto si possa pensare. E vuole ancora “possedere” degli oggetti a differenza dei Millennials che, cresciuti nella fase di passaggio verso il mondo digitale, sono più attratti dal vivere “esperienze” di acquisto.
Dunque il futuro è sempre più marcato verso una forte omnicanalità, dove le esperienze dell’online e dell’offline si rafforzano attraverso la loro integrazione, senza il sacrificio di nessuna delle due.
In questo senso a marcare la linea di confine tra le due generazioni è soprattutto l’uso dei social media.
Instagram è la pietra angolare assoluta della vita online della Generazione Z. E questo si traduce in un’attrazione verso ciò che è “visibilmente” bello e che, fino a quando Instagram non deciderà di investire nell’e-commerce, spingerà sempre i più giovani a preferire quei brand che offrono dei bei spazi da condividere online. In questo senso, la giusta integrazione tra i canali (offline e online) resta oggi la strategia migliore per arrivare a questo target di consumatori.
USO DEL DENARO
Un altro luogo comune smontato dal rapporto Global Web Index è quello relativo alla relazione tra Generazione Z e denaro. Il fatto di essere nativa digitale potrebbe far pensare che abbia un approccio al denaro più “leggero” e immediato e che preferisca i servizi di pagamento digitali a discapito del contante. Questo è vero solo in parte.
Nel rapporto di Global Web Index si cita una recente ricerca del gruppo bancario HSBC che sostiene come la Generazione Z sia più “frugale” e colleghi il concetto di “denaro-contante” a quello di “risparmio” molto più di quanto non faccia la precedente generazione.
E in un contesto post-COVID, la differenza con i millennials si sta marcando. Sono questi ultimi infatti i protagonisti di quello che viene definito il “revenge spending” ovvero la “spesa di ritorno”, mentre la parte attiva della Generazione Z guarda al futuro con più parsimonia.
I TEMI AMBIENTALI
Il terzo aspetto che un retailer deve oggi tenere presente è che i più giovani sono più propensi a spendere per un brand che abbia un rapporto stretto e positivo con i temi della sostenibilità ambientale e del cambiamento climatico, a loro molto caro.
In questo rientra anche la preferenza per i negozi di prossimità, locali, da raggiungere di persona e per tutti quei brand che cercano di risolvere, attivamente, i problemi sociali o ambientali collegati alla pandemia da Covid-19.
I Millennials, invece, più abituati allo shopping online, restano più indifferenti ai temi della prossimità e utilizzano sempre più spesso l’e-commerce e la consegna a domicilio.