Se state leggendo questo articolo, siete dei retailer e la parola “metaverso” non vi suggerisce niente, allora dovete correre ai ripari. Presto sarà la parola chiave che avrà un peso molto rilevante nel vostro mondo, almeno per quanto riguarda tutta la fascia di clientela più giovane, tecnologica e che vuole esperienze di acquisto innovative.
Ma non siete i soli. Un’interessante analisi presentata dalla National Retail Federation americana al termine della convention “Retail’s Big Show 2022” mostra come negli Usa solo il 31% degli adulti statunitensi abbia una comprensione alquanto o molto buona di cosa sia il metaverso mentre per chi ha tra i 45 e i 64 anni questo termine non suggerisce assolutamente nulla.
COSA SIGNIFICA METAVERSO
E allora partiamo proprio dal capire di cosa stiamo parlando.
Il metaverso è un universo digitale, parallelo a quello reale, fatto di realtà virtuale e realtà aumentata. È diventato attuale perché Facebook ha deciso di cambiare il suo nome in Metaverse e ha comunicato di volersi evolvere in un mondo completamente virtuale.
Nel metaverso, ciascuno di noi può accedere con un visore 3D e vivere nel suo mondo virtuale creando un altro sé (ricordate gli avatar di Second Life?): è possibile creare degli avatar e muoversi in questo nuovo mondo, incontrare altri utenti, creare oggetti o proprietà virtuali, andare a concerti, conferenze, viaggiare, fare acquisti di ogni tipo attraverso le criptovalute.
Nel mondo del Metaverso tutto è come nell’universo fisico: spazio, tempo, cicli vitali. È proprio un mondo parallelo. Dove nasce? Su piattaforme ad hoc, alcune nate per i videogiochi e poi evolute. Tra le più famose Roblox che oggi ha 54 milioni di utenti, oppure Minecraft o anche The Sandbox o Decentraland dove è possibile incontrarsi, fare affari, acquisti, scambiarsi esperienze.
GUCCI, NIKE, CARREFOUR E I PRIMI TEST
Cosa c’entra tutto questo con il retail? Moltissimo. È come avere un nuovo mercato a disposizione. Alcuni brand lo hanno già capito. Gucci ha attirato 20 milioni di persone in due settimane nella sua “Gucci Garden”, una mostra virtuale su Roblox.
Nike, per esempio, ha creato Nikeland, una città virtuale con la sua sede e una serie di campi di gioco dove le persone possono gareggiare e provare scarpe e capi di abbigliamento Nike. Scommettiamo che presto si potranno anche comprare virtualmente? Non è difficile immaginarlo, dato che alcuni già lo fanno.
Il gruppo della gdo francese Carrefour, per esempio, ha acquistato un terreno virtuale di 36 ettari sul videogioco Sandbox. È costato 120 unità della criptovaluta Ethereum, all’incirca 300 mila euro. Cosa ci farà? Organizzerà eventi e presentazioni di prodotti.
800 MILIARDI DI DOLLARI DI FATTURATO
C’è da dire che studiosi ed economisti è solo dal 2020 che hanno iniziato a studiare i possibili collegamenti tra metaverso e mondo retail ma la velocità con cui avanza la digitalizzazione è tale per cui non si può rimanere inermi e in attesa. Secondo l’agenzia Bloomberg Intelligence, entro il 2024 il fatturato globale del metaverso potrebbe avvicinarsi agli 800 miliardi di dollari.
Certo serve tempo: le aziende avranno bisogno di assumere personale specializzato e la creazione di avatar sarà lenta e graduale. Ma ci sarà. Quello che i brand devono dunque iniziare a fare è sperimentare nella direzione del Metaverso avendo chiaro che Generazione Z (12-27 anni) e Genarazione Alpha (sotto i 12 anni) saranno le principali a immergersi in questo mondo se non a essere “native-metaverso”. Il passo è dunque obbligato.