La domanda di vetture usate nei primi 10 mesi del 2020 ha accusato una flessione del 14%, circa la metà rispetto alle immatricolazioni di auto nuove che, nonostante il sostegno degli incentivi, viaggiano a -31%.
Senza cercare strane motivazioni legate alla congiuntura Covid, diciamo subito che si tratta della conferma di una differenza osservata da tempo.
Il mercato dell’usato è di gran lunga più stabile e le sue oscillazioni sono molto meno marcate, in espansione come in contrazione. Dunque, anche se nel bilancio della concessionaria media l’usato pesa il 15/18% del giro d’affari complessivo che sfiora i 40 milioni, si tratta di un ramo di attività più stabile e meglio pianificabile.
Lo conferma anche la storia degli ultimi vent’anni, in cui la domanda aggregata di automobili è passata dai 5,2 milioni/anno del primo decennio ai 4,5 del periodo 2010/2019.
Ma a mancare sono state le immatricolazioni, non l’usato. Nel primo decennio le immatricolazioni medie annue sono state 2,3 milioni, a fronte di una domanda di usato pari a 2,9 milioni di transazioni. Nel decennio 2010/2019, mentre l’usato ha ceduto meno del 3% all’anno, attestandosi in media sopra 2,8 milioni, le immatricolazioni sono state in media 1,7 milioni, pari al 26% in meno.