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Auto: il nuovo sempre più costoso

Secondo l'ultimo report di Fleet&Mobility il prezzo medio delle vetture vendute in Italia nel 2023 ha sfiorato i 29mila euro. Quattro anni prima di euro ne bastavano 21mila. L'analisi dell'esperto

Auto nuove sempre più costose e sempre meno alla portata dei portafogli di molti italiani. Secondo l’analisi del Centro Studi Fleet&Mobility per mettere in box una vettura con zero chilometri sulle ruote, nel 2023, si sono spesi in media in Italia 28.800 euro. Appena 4 anni prima, nel 2019, questa cifra era di 21.000 euro: si è registrato, quindi, un balzo del 37%.
L’analisi ha messo in evidenza come l’anno scorso si siano spesi 46 miliardi di euro per acquistare 1,6 milioni di autoveicoli nuovi. Una cifra sfiorata soltanto quando si toccò il picco di immatricolazioni di 2,5 milioni di unità vendute (900mila in più rispetto al 2023) per le quali sono stati spesi 45 miliardi di euro.

IL MOTIVO DEI PREZZI IN CRESCITA

Perché le auto costano sempre di più? Lo abbiamo chiesto a Pierluigi Del Viscovo, fondatore e direttore del Centro Studi Fleet&Mobility. “Questi numeri – spiega – ci danno il senso di un profondo cambiamento. Un interessante spunto di riflessione viene dall’analisi dell’aumento medio annuo del prezzo. Fino al 2019 i prezzi crescevano in media del 2,5%, circa 500 euro all’anno, poi il tasso di crescita è schizzato all’8,3%: con l’epidemia di Covid e l’emergere di tutti i problemi legati alle catene di fornitura che hanno depresso la capacità produttiva, i costruttori, incapaci di fabbricare tutte le auto richieste, hanno deciso di azzerare gli sconti e contemporaneamente, complice l’inflazione determinata anche dalle strozzature delle catene, di aumentare i listini. Il combinato disposto di prezzi più alti e di sconti più bassi, hanno comportato incrementi anno su anno che sono stati un multiplo di quelli che eravamo abituati a vedere“.

Il fenomeno è rimasto circoscritto al triennio 2020-22, periodo nel quale, tra l’altro, i grandi costruttori, alle prese con la crisi dei microchip, hanno deciso di privilegiare la produzione di vetture di fascia medio alta, quindi più costose, che garantivano al contempo margini di guadagno più elevati sul singolo pezzo. Già il 2023 ha mostrato un incremento anno su anno di circa 700 euro, quasi in linea con quelli precedenti.

FIAT PERDE IL PRIMATO DEL VALORE DI VENDITE

L’elemento di novità riguarda il marchio Fiat, da sempre leader del mercato italiano non solo per quanto riguarda i volumi di vendita ma anche in valore. Il “Lingotto”, invece, per quanto riguarda proprio quest’ultima voce ha ceduto la leadership a Volkswagen (7,2%) scendendo dal 9% al 6,9%. Il terzo brand del mercato in termini di valore è Bmw con il 6,4% e il quarto Audi. Quindi Toyota e poi Mercedes in sesta posizione. Un altro elemento di novità è l’ingresso dell’Alfa Romeo nella top 15.

EMERGE STELLANTIS, TOP SUI VOLUMI DI VENDUTO

Guardando alla classifica dei singoli gruppi, i franco-italiani di Stellantis si confermano prima forza del mercato in Italia con una quota in termini di volumi del 33% e di valore del 27%.
Al secondo posto i tedeschi di Volkswagen con rispettivamente il 16% e il 18%, al terzo BMW con il 5% e l’8%. Quarti i francesi di Renault con l’11 dei volumi e il 7% del valore e quinti i giapponesi di Toyota con rispettivamente il 7% e il 6%.

Interessante secondo Del Viscovo l’analisi del rapporto fra quota valore e quota volume: “Considerando tale aspetto – spiega l’esperto – è possibile mettere bene in evidenza la differenza fra gruppi generalisti e premium. Stellantis, per esempio, ha un rapporto inferiore a 1 quindi vende vetture a un prezzo inferiore mentre BMW ha un rapporto superiore a 1”.

BEV FERME AL PALO IN ITALIA

Altri spunti di riflessione provengono dall’analisi dell’alimentazione. La quota in termini di volume delle vetture elettriche è rimasta del tutto identica in un anno, ovvero un modesto 4%. Cresce leggermente il dato relativo al valore che in un anno è passato dal 5 al 6%.

In cima alla classifica per quando riguarda i volumi compaiono le ibride benzina o diesel con il 36%, seguite dalle benzina classiche con il 28%, le diesel al 18%, le ibride plug-in al 4%, le Gpl e Metano al 9%. Questi numeri confermano come sia il mercato italiano sia l’europeo non siano ancora maturi per le ricaricabili e non lo saranno neanche a breve: “In Europa si registrano percentuali di oltre 10% di elettriche sul totale dei volumi di vendita – conclude Del Viscovo – con un andamento piuttosto stabile nel tempo. In sostanza non si cresce ancora a ritmi sostenuti. Il mercato potenziale delle auto elettriche, a mio avviso, è al massimo del 15-20%”.

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