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Micromobilità: come sta crescendo in Europa

Tutte le evidenze che ci fanno capire come in futuro ci si sposterà sempre di più a bordo di veicoli di piccole dimensioni, elettrici e condivisi

La micromobilità piace e piacerà sempre di più. L’uso di veicoli di piccole o piccolissime dimensioni, nonostante alcuni provvedimenti di grandi città (Parigi ha messo al bando il noleggio dei monopattini elettrici) continua a crescere in Europa da cinque anni a questa parte come risposta a esigenze di spostamento che coniugano velocità, bassi costi, sostenibilità ambientale e sempre più anche sicurezza.

Eit Urban Mobility (l’iniziativa promossa dall’European Institute of Innovation and Technology per incoraggiare cambiamenti positivi nel modo in cui le persone si muovono dentro e intorno alle città) ha messo in evidenza in un suo recente articolo la costante crescita dei servizi di micromobilità in Europa con un focus in particolare sui servizi a flusso libero, privi cioè di stazioni fisse.

Sono più di 1.700, distribuiti in 600 fra città e piccoli centri. A questi si aggiungono gli oltre 1.000 servizi di bike sharing basati su stazioni di noleggio fisse presenti in oltre la metà delle città europee.

MONOPATTINI E BICI IN TESTA

Per le strade europee, secondo Fluctuo, il principale aggregatore di dati sulla mobilità condivisa che realizza lo European Shared Mobility Index, dal 2018 sono stati utilizzati 600.000 biciclette, monopattini e ciclomotori dockless (senza stazioni fisse di prelievo). Il 42% dei viaggi condivisi, però, si effettuano sui monopattini elettrici che iniziano a essere dotati di sistemi ADAS intelligenti (sistemi di rilevazione di sicurezza con sensori, telecamere, radar…) e ruote più grandi per renderli più sicuri.

La diffusione di soluzioni tecniche a vantaggio del confort e della sicurezza stanno anche interessando le biciclette: non a caso si può parlare di una seconda giovinezza per le due ruote elettriche condivise. Appena 4 anni fa, invece, gli operatori avevano iniziato a dismettere le loro flotte. Secondo Fluctuo, invece, le flotte di bici in condivisione sono cresciute del 28% e i viaggi dell’8%.

IL SERVIZIO

Questi segnali testimoniano l’inizio del consolidamento della Mobilità come servizio (Mobility as a Service – MaaS) di cui la micromobilità è l’asse portante.

Costruttori di veicoli, società di trasporto pubblico, compagnie di sharing, stanno cercando di connettere i servizi di mobilità condivisa e il trasporto pubblico su piattaforme accessibili con un’unica app. In questo modo si possono già oggi sfruttare delle modalità di trasporto multimodale senza mai viaggiare a bordo di un veicolo di proprietà.

Un recente rapporto dello European Institute of Innovation and Technology (Eit) ha dimostrato che per esempio, nel caso di Monaco di Baviera, l’accessibilità complessiva al trasporto pubblico per gli abitanti passa dal 21% a piedi al 68% con i veicoli di micromobilità, dimostrando il contributo di questi servizi ai collegamenti di primo e ultimo miglio e la necessità di un’integrazione.

VANTAGGI PER AMBIENTE ED ECONOMIA

Eit, citando i dati del centro di ricerca tedesco Fraunhofer, ha anche sottolineato come usare i mezzi condivisi, elettrici e di piccole dimensioni, può aiutare a ripulire l’aria delle nostre città: uno scooter a batteria, per esempio, genera dal 20 al 25% delle emissioni di anidride carbonica di un’auto privata. Ma non solo: sempre sulla base di calcoli realizzati da Fluctuo, i 550 milioni di viaggi su mezzi in condivisioni totalizzati nel 2022, hanno fruttato circa 3,1 miliardi di euro di entrate alle società di gestione dei sevizi di mobilità.

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